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DDL Sicurezza: un equilibrio precario tra ordine e libertà

Il Disegno di Legge sulla Sicurezza (DDL Sicurezza), attualmente al vaglio del Senato, si propone di rafforzare la prevenzione e il controllo del territorio per contrastare la criminalità diffusa. Un obiettivo senza dubbio importante, ma che solleva domande cruciali: fino a che punto siamo disposti a sacrificare diritti e libertà individuali in nome della sicurezza? E soprattutto, queste misure renderanno davvero il Paese più sicuro o rischiano di creare più problemi di quanti ne risolvano?


Cosa cambia con il DDL Sicurezza?

Le novità introdotte da questo provvedimento toccano diversi aspetti della vita pubblica e privata. Vediamo i punti principali.

1. Potenziamento delle forze di polizia:
  • Gli agenti di pubblica sicurezza riceveranno agevolazioni economiche per le spese legali nel caso in cui vengano indagati per reati commessi durante il loro servizio. Un supporto che potrebbe essere visto come un giusto riconoscimento del loro ruolo, ma anche come un potenziale scudo che li rende meno responsabili delle loro azioni.
  • Gli agenti potranno portare armi senza licenza anche al di fuori del servizio. Questa misura potrebbe aumentare la loro capacità di intervento in situazioni di emergenza, ma al tempo stesso solleva dubbi su possibili abusi o rischi legati all’uso di armi fuori dall’ambito lavorativo.
2. Misure di sicurezza urbana:
  • Il daspo urbano (divieto di accesso a determinate aree urbane) viene esteso: non sarà più riservato solo a chi è stato condannato, ma potrà essere applicato anche a chi è semplicemente denunciato. Una misura che può essere vista come un deterrente, ma che rischia di minare la presunzione di innocenza, trasformando una denuncia (ancora tutta da provare) in una pena anticipata.
3. Maggiore accesso ai dati per le agenzie di intelligence:
  • Le pubbliche amministrazioni, le università e gli enti di ricerca dovranno stipulare convenzioni con i servizi segreti, con l’obbligo di condividere informazioni anche in deroga alle leggi sulla privacy. Qui il confine tra sicurezza e sorveglianza si fa sottile: chi controllerà questi dati? E chi garantirà che non vengano usati in modo improprio?
4. Inasprimento delle pene per alcuni reati:
  • Pene più severe per chi usa violenza o si oppone alle forze dell’ordine. Un segnale forte, ma sufficiente a scoraggiare certe azioni o rischia solo di aumentare le tensioni?
  • Sanzioni più dure per chi danneggia beni pubblici durante le manifestazioni. Una misura che mira a proteggere il patrimonio pubblico, ma che potrebbe essere usata per reprimere il dissenso.
5. Nuovi reati introdotti:
  • Occupazione abusiva di immobili destinati a domicilio altrui.
  • Detenzione di materiali con finalità terroristiche.
  • Rivolte in carceri o centri di accoglienza.
  • Blocco stradale o ferroviario.
  • Lesioni personali a un agente di polizia giudiziaria.

L’inserimento di nuovi reati e l’inasprimento delle pene potrebbero avere un effetto deterrente, ma anche creare nuove problematiche, come vedremo.

Le ombre del DDL Sicurezza

Se da un lato l’obiettivo di aumentare la sicurezza è comprensibile, dall’altro emergono criticità che non possono essere ignorate.

1. Limitazione delle libertà personali

L’estensione del daspo urbano senza una condanna definitiva solleva dubbi sulla sua legittimità. Una denuncia, per quanto grave, non è una condanna, eppure con questa misura potrebbe trasformarsi in una pena preventiva. Questo potrebbe portare a un uso discrezionale dello strumento, con il rischio di discriminazioni e ingiustizie.

2. Privacy a rischio

L’idea che le agenzie di intelligence possano ottenere dati dalla pubblica amministrazione senza dover rispettare le normative sulla privacy apre scenari inquietanti. Chi controllerà questi accessi? Chi stabilirà quali informazioni sono rilevanti per la sicurezza nazionale e quali invece rappresentano una violazione della libertà personale?

3. Sovraffollamento carcerario

L’inasprimento delle pene senza misure alternative alla detenzione rischia di aggravare ulteriormente il problema del sovraffollamento carcerario, già critico in Italia. La sproporzione tra alcune sanzioni previste e la gravità dei reati potrebbe compromettere il principio rieducativo della pena sancito dall’articolo 27 della Costituzione.

4. Un sistema giudiziario al collasso

L’introduzione di nuove fattispecie di reato e l’inasprimento delle sanzioni potrebbero mettere ulteriormente in ginocchio un apparato giudiziario sotto pressione. Più reati significano più processi, più cause, più lungaggini burocratiche. Il rischio è che la giustizia diventi ancora più lenta e inefficiente, rendendo inefficaci le stesse misure che si vogliono applicare.

Conclusione: sicurezza a quale prezzo?

Non c’è dubbio che la sicurezza sia un valore fondamentale, ma non può essere perseguita a discapito di diritti e principi essenziali. La vera sfida non è solo punire, ma prevenire e costruire un sistema giusto ed efficace per tutti.

Si raccomanda una revisione approfondita del testo del DDL Sicurezza, con l’obiettivo di bilanciare le esigenze di sicurezza con il rispetto dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali. Un approccio più equilibrato, che tenga conto non solo della repressione ma anche della prevenzione e del rispetto delle libertà individuali, sarebbe più efficace nel lungo termine. 

Il rischio, altrimenti, è di ritrovarsi con un Paese più controllato, ma non necessariamente più sicuro.

Avvocato Enrico Costantini

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